Aprile 2020

La resilienza

SIAMO TUTTI POSITIVI ALLA RESILIENZA!

Il periodo che stiamo vivendo ci sta ponendo di fronte a grandi difficoltà e, tuttavia, credo che ci stia facendo sentire davvero, forse per la prima volta dopo tanti buoni propositi, parte dello stesso mondo, perché questa pandemia non fa distinzioni di ceto, etnia, religione o titolo di studio, ci colpisce come donne e uomini abitanti del pianeta e ci pone di fronte agli stessi problemi, interrogativi, sfide e, se lo vogliamo, alle stesse opportunità. Mai come in questo periodo abbiamo sentito nominare la parola resilienza, da alcuni amata e da altri snobbata o, addirittura, odiata. E’ una parola usata in fisica per parlare della proprietà di alcuni materiali di sopportare urti e colpi improvvisi senza rompersi, poi adottata anche nell’ambito psicologico per parlare di una capacità umana che, se attivata, innesca un processo di crescita e di evoluzione personale secondo me molto interessante, perché implica la creatività umana, a seconda delle risorse che ogni persona scopre di avere e decide di mettere in campo in un determinato contesto problematico.
Vivendo la quotidianità, dal lavoro alla famiglia, direi che ci vengono in mente una quantità di situazioni nelle quali mettiamo in atto la resilienza, anche senza esserne consapevoli. La riflessione che voglio condividere è dunque sull’approccio alla resilienza, un processo lungo, paziente e non facile di costruzione e ri – costruzione di un equilibrio in situazioni nelle quali l’equilibrio di prima si è spezzato. Si va in crisi, dal greco krisis, cioè scelta. Ci dobbiamo assumere la responsabilità di imboccare una strada piuttosto che un’altra, perdendo in modo irreversibile qualche cosa per acquistare qualcos’altro.
Sintetizzando molto, si tratta di un processo in cui possiamo distinguere alcune fasi: identificazione del problema; accettazione della situazione che non si può cambiare; accettazione del nostro sentirci vulnerabili e della sofferenza che proviamo; comprensione dei nostri limiti; comprensione di avere un problema e di non essere noi il problema e, a questo punto, riflessione su quali risorse mettere in campo per agire, per continuare a vivere non da vittime, ma da protagonisti.
Nella nostra convivenza con il Covid 19, e anche nel nostro nuovo quotidiano in azienda o in famiglia, credo che la resilienza possa essere una via, se guardata con la curiosità di conoscere e approfondire questa dimensione ancora in parte sconosciuta, perché racchiusa nella profondità dell’intelligenza e della capacità di reagire di ognuno. Mi piace concludere con questa frase di Elena Malaguti, attualmente fra i maggiori esperti di resilienza in Italia:
– La resilienza appartiene a tutti i colori dell’arcobaleno, non è bianca o nera, non significa acceso o spento, pulito o sporco, giusto o sbagliato. Intendo la resilienza come quel motore possibile che permette la fuoriuscita di nuove energie, che integrate con le fatiche aiutano il processo di crescita e di miglioramento della qualità di vita del singolo e della comunità. [… ] L’espressione imparare a fare, a dialogare e a gestire le cose difficili nell’era che stiamo vivendo dovrebbe diventare un imperativo –

(Per approfondire e allargare lo sguardo agli studi fatti sulla resilienza vi consiglio di leggere Elena Malaguti, Educarsi alla resilienza, Erickson, 2005.)

6