Essere o fare?

ESSERE O NON ESSERE? O PIUTTOSTO … FARE?

E’ solo un incipit scherzoso, la riflessione che mi attrae non è tanto sul senso del coraggio di vivere o di morire, come succede ad Amleto nel suo dilemma, quanto piuttosto su come decidere di vivere la nostra vita, secondo me troppo spesso orientata alla produttività, al risultato, alla performance, insomma in una parola, al fare, prima ancora che all’essere.
essere o fareQuante volte, nella nostra giornata, ci diciamo la quantità di cose dobbiamo fare? Appena aperti gli occhi sul nuovo giorno facciamo mentalmente l’elenco delle azioni da compiere, le cose da sistemare, da organizzare, da contare, da produrre, da programmare, da amare o da odiare, da sopportare, da subire, a seconda delle giornate.
Eppure è strano, se ci pensiamo, come facciamo a fare se prima non siamo? Lo dicono le parole che ci definiscono: siamo esseri umani, cioè vivi, che esistono, che sono nella vita …
Non so se anche a voi succede, ma spesso a me capita di dimenticarlo.
Ed è proprio questa la riflessione che voglio condividere con voi, che può anche diventare un esercizio, da fare in silenzio, per poterci fermare alcuni minuti e individuare in modo lucido e preciso chi siamo, i nostri punti di forza, ciò su cui possiamo contare.
Io sono … Solo due parole, molto importanti, che danno ad ognuno di noi la possibilità di proseguire con aggettivi e sostantivi per stilare un elenco e vi assicuro che può diventare lungo e molto interessante, da leggere e rileggere e completare …
La riflessione è dunque sull’attenzione al valore dell’essere prima del fare, perché ogni persona è molto di più del suo fare, ma è il fare che appare agli altri. L’essere è dentro di noi, è il nostro tesoro, è un insieme di pensieri, emozioni, conoscenze, memorie, esperienze, vissuti, scoperte, conquiste, spazi di luce ritrovata dopo momenti di buio o di incertezza, un nucleo di energia che ci permette di vivere, di respirare e sta a noi, innanzitutto, il compito di vedere chi siamo, prima ancora di aspettarci di essere riconosciuti dagli altri per le nostre azioni, cioè il nostro fare, appunto.
L’esercizio di self-empowerment (la dichiarazione a se stessi di essere potenti) parte da qui, da questo preciso istante di presa di coscienza che il mio essere non dipende dal giudizio o dallo sguardo dell’altro, responsabile, collega, compagno, parente, figlio o chi volete voi.
Io sono …
Io sono ciò che ho vissuto finora e ciò che costruisco ogni giorno, io sono la mia personalità, un essere umano, con un codice genetico unico e irripetibile, sono un’anima, io sono le mie competenze, la mia affidabilità, il mio approccio al lavoro, alla famiglia, all’amicizia, alla cura delle relazioni, sono grata alla vita per ciò che ho e sono io a dare un senso ad ogni situazione e ad ogni dettaglio.
Anche quando sbaglio, vedo l’errore, ci rimango male … poi vedo che io non sono il mio errore, io sono un essere che ha bisogno di fare errori per imparare ed evolvere.
Io sono ciò che scelgo di essere, in ogni qui ed ora.

Per me è stato d’ispirazione il Quaderno d’esercizi per l’autostima, di Rosette Poletti e Barbara Dobbs, Edizioni Vallardi, credo possa essere molto utile per allenarsi. Tentar non nuoce …