Parole e stress

È STRESS O ME LA STO RACCONTANDO?

“Che stress, che stress, che stress di giorno, ma la notte no!” cantava Renzo Arbore nel suo programma Quelli della notte, che tutti i nottambuli non proprio giovanissimi come me ricorderanno. Invece credo che spesso, purtroppo, persino la notte possa diventare fonte di questo maledetto stress, soprattutto quando rimuginiamo quello che non ci è andato bene durante il giorno, oppure le aspettative deluse, o ancora gli errori, le paure oppure quando, addirittura, immaginiamo lo stress che ancora non c’è, ma siamo sicuri che arriverà, per un colloquio, una telefonata che dobbiamo fare il giorno dopo … Aiuto!
Anche quando, finalmente, arriva l’intuizione giusta, perfetta, azzeccata, che aspettavamo da tempo e ‘tutto’ si sistema dura poco, torniamo allo stress in fretta, c’è già un altro problema da risolvere! Oddio!
Stress, deriva dall’inglese stress, cioè sforzo, dal francese antico estrece, cioè strettezza, oppressione, dal latino strictus, stretto e ancora dall’inglese distress, angoscia, dolore …
Parole che richiamano emozioni, a loro volta collegate a situazioni conosciute, come la preoccupazione per l’imprevisto, la paura e l’ansia per la mancanza di tempo, la difficoltà a gestire il cambiamento, la flessibilità, l’accettazione di quello che non va, le relazioni non sempre facili. Parole, che a noi esseri umani servono per esprimere quello che viviamo.
Allora sono proprio le parole che, immediatamente, sanno raccontare quello che proviamo e pensiamo, in questo caso lo stress, prima ancora di aver assimilato la definizione dell’OMS, che lo descrive come “una reazione che si manifesta quando una persona percepisce uno squilibrio fra le sollecitazioni ricevute e le risorse a disposizione”. In sostanza, quando percepiamo che è troppo e potremmo non farcela, senza esserne completamente consapevoli, cominciamo a dirci alcune frasi, sempre quelle, poi le ripetiamo, per minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni! Ad esempio: – Non ce la faccio – Così non posso – E’ troppo dura – Ma come faccio? – Oggi la gente è fuori di testa …
Il mio amico Massimo, esperto di comunicazione, spesso pone l’accento sul legame fra parole ed emozioni. Banale? Mica tanto. Provate a dirvi ad alta voce le frasi che avete letto sopra e poi provate a trasformarle e a dirvele ancora, con altrettanta forza: – Ce la faccio! – Io posso farlo – Dai, è semplice – Ho trovato il modo per saltarci fuori – Ci sono tante persone in gamba in giro – … Cosa provate nella prima situazione? E nella seconda? Io sento che pian piano mi metto dritta sulla sedia, mi rassereno, ho più fiducia in me e negli altri.
Studiando e approfondendo, ho scoperto che, in gran parte, le parole provengono dall’inconscio e scaturiscono in modo automatico, così tanto fluidamente che noi pensiamo siano vere. Dirsi io posso, soprattutto per noi donne, da secoli educate a pensare di essere meno capaci degli uomini, provoca un senso di padronanza, di sicurezza, di potenzialità in atto. Quindi parole positive ci danno emozioni piacevoli, ci sorprendono, ci risvegliano, ci provocano a scoprire le nostre potenzialità. Allora lo stress e l’ansia dipendono in gran parte da ciò che ci diciamo, non dal contesto in cui siamo. Ho deciso: io posso provare a raccontarmela in un modo un po’ diverso dal solito,
(Per nutrire l’anima: Eugenio Borgna, Parlarsi, Einaudi – Per fare qualche esercizio: Domenico Di Lauro, La resilienza, Xenia tascabili).